Pubblichiamo la lettera inviata dal nostro Presidente, Mauro Bonaiuti, al Direttore di Avvenire, in risposta ad un editoriale di Enrico Giovannini, co-fondatore e direttore scientifico dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (ASviS).

 

Egregio Direttore,

Come presidente dell’Associazione per la decrescita, Le scrivo in merito all’editoriale del Prof. Enrico Giovannini del 3/8 u.s. “Educare allo sviluppo sostenibile: dovere di stato, dovere di tutti” https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/dovere-di-stato

In quel pezzo Giovannini invoca lo sviluppo sostenibile come “la” soluzione e “la” strategia unica per affrontare la crisi eco-sociale in corso invitando addirittura a “educare noi stessi e gli altri allo sviluppo sostenibile e alla cittadinanza globale con la stessa perseveranza e convinzione” con cui San Paolo invitava Timoteo ad annunciare la Parola. Noi riteniamo invece che la ricetta della sviluppo sostenibile, che secondo Giovannini (e l’agenda ONU) continua a contemplare, a fianco alla sostenibilità ecologica, anche l’obiettivo della crescita economica, abbia mostrato le sue contraddizioni già da molto tempo e sia stata sottoposta a critiche severe da parte di studiosi accreditati e rigorosi (i.e Georgescu-Roegen 2011). Inoltre, data la complessità e la delicatezza dei temi trattati, e dunque l’incertezza a cui sono sottoposti gli esiti di ogni proposta politica, riteniamo che occorrerebbe adottare un atteggiamento di maggiore umiltà, presentando il proprio punto di vista insieme ad altre posizioni, anche contrapposte. Questo, in particolare, quando ci si rivolge ai giovani, in un contesto plurale come quello della scuola.

Insomma, se Giovannini afferma che è “dovere di stato, dovere di tutti” educare allo sviluppo sostenibile nella scuola italiana, noi riteniamo invece necessario che si allarghi il ventaglio delle interpretazioni e delle proposte su come attraversare la crisi ecologica e sociale in cui ci troviamo, in modo che la scuola possa svolgere la sua naturale funzione culturale di essere spazio di elaborazione, di confronto approfondito di queste varie visioni senza dogmatismi deleteri, senza modelli unici e senza proposte tabù di cui non si può parlare. Ci riferiamo specificatamente alle proposte e alle visioni della economia ecologica, della “decrescita”, della “post-crescita”, del “post-sviluppo”, della “prosperità senza crescita”, dell’economia sociale e solidale, dell’eco-terrirorialismo, dell’economia della cura fino ad arrivare anche all’eco-femminismo e alla prospettiva della giustizia ambientale.

Noi riteniamo che lo “sviluppo sostenibile” e la “crescita verde” abbiano il limite di fare troppo affidamento su una ottimistica fiducia nelle soluzioni tecnologiche e di mercato oltre che nella possibilità del “disaccoppiamento” tra crescita economica e impatto ambientale, possibilità messa in dubbio da numerosissime evidenze fattuali e scientifiche, come ad esempio quelle raccolte nel report “Decoupling Debunked”, tradotto in italiano come “Il mito della crescita verde”.

Per questo riteniamo che nella scuola, come in ambito sociale e culturale, sia necessario avviare il più ampio dibattito possibile non solo sugli strumenti da mettere in campo per la mitigazione e l’adattamento al cambiamento climatico, ma anche sulla necessaria trasformazione, fin dalla sua radice, del nostro modello socio-economico che sta mostrando sempre più la sua incapacità di convivere armonicamente coi limiti biofisici del pianeta. Solo sapendo andare oltre il modello dello sviluppo sostenibile, in un contesto dialogale e plurale, potremo sperare di sviluppare una visione ampia e profonda che sia rispettosa dei cicli rigenerativi della vita, dei beni comuni universali, della equa condivisione delle ricchezze e della dignità di ogni essere vivente.

Lo stesso Giovannini del resto mette in luce il forte dubbio che comincia a serpeggiare tra gli italiani sulla validità della categoria di sviluppo sostenibile quando, nell’editoriale in questione, ci informa, citando un recente studio di Maurizio Ferrari, che solo il 25% degli italiani “crede alla possibilità di conciliare sviluppo economico e tutela dell’ambiente (cioè allo sviluppo sostenibile)”.

Per concludere desideriamo informarLa che la nostra associazione, in rete e in sinergia con varie altre realtà che si occupano di educazione e di ecologia, ha inviato nei mesi scorsi un appello a tutti i rettori e le rettrici delle Università italiane affinché istituiscano un corso pluralista e trasversale a tutti i corsi di laurea sulla crisi eco-sociale. Nelle scorse settimane abbiamo inoltre avviato una raccolta firme su questa lettera aperta rivolta al Ministro dell’Istruzione, ai/alle dirigenti scolastici, ai/alle docenti, agli studenti e alle studentesse, ai genitori e all’intera società civile, lettera nella quale si prospetta la necessità di una trasformazione del sistema educativo e l’urgenza di avviare un percorso di riforma della scuola italiana, che favorisca spazi di costruzione culturale in chiave socio-ecologica, contribuendo così alla creazione di una società più sostenibile per tutti.

Nell’auspicare che queste nostre considerazioni e azioni possano essere in tutto o in parte da Lei condivise, saremmo felici di avere un suo riscontro e ci rendiamo disponibili per qualsiasi approfondimento con Lei e con chi altro può essere interessato alle questioni che solleviamo.

Cordialmente,

Prof. Mauro Bonaiuti

Presidente dell’Associazione per la decrescita