Pubblichiamo il “documento di base per la discussione” scritto da Marco Deriu per il tavolo #15 a Venezia 2022 “Uno spettro si aggira per l’Europa: decrescita, attivismo e partecipazione politica” (qui il link al dibattito).

Cogliamo anche l’occasione per ripercorrere alcune tappe del percorso dell’Associazione sull’idea di forme politiche non elettorali – e ripubblicare i relativi documenti.

Nel maggio del 2009 l’Associazione per la decrescita partecipa al seminario “La crisi globale e la risposta della decrescita. Come e cosa possiamo fare da subito per affrontare la transizione” organizzato a Firenze presso Terra Futura dalla Rete per la Decrescita e dalle riviste Altreconomia, Carta, Valori insieme alla Fondazione Banca Etica e avanza una proposta dal titolo “Rigenerazioni.Proposta per un soggetto politico non elettorale”. Il documento venne diffuso e discusso in diverse città, contesti e seminari pubblici nei due anni successivi, suscitando un certo interesse ma anche molta diffidenza. Ne scaturì un secondo documento “Per una politica capace di futuro”, che non trovò poi un concreto sviluppo.

Nel febbraio del 2020, invece, si sono incontrate a Bologna, su invito dell’Associazione per la Decrescita, una trentina di realtà dei movimenti ambientalisti, pacifisti, antirazzisti, del mondo dell’economia solidale e trasformativa, con l’idea di confrontarsi attorno ad una progettualità politica comune in una logica di convergenza (vedi articolo su comune-info). Il documento di convocazione “Intrecciare e contaminare i percorsi dei movimenti per ampliare la visione politica” celebrava l’importanza del riemergere del ruolo dei movimenti politici, da quelli femministi (“Non una di meno” al “Me too”) o LGBTQ a quelli ecologisti (Fridays’ for future ed Extinction Rebellion), a quelli antirazzisti (“Black lives matter”) o animalisti.
Ma d’altra parte evidenziava anche i limiti nella capacità di incisione sui processi politici reali riguardanti temi come la pace, il clima, le diseguaglianze. I dubbi nascevano dalla possibilità che queste esperienze fossero adeguate di fronte «a) alla gravità della situazione, in ragione dei suoi effetti devastanti e di lungo periodo; b) all’ampiezza, alla profondità e alla portata del cambiamento richiesto e c) alla precarietà della finestra temporale che si staglia di fronte a noi» invitando a interrogarci sulla capacità di queste pratiche e strumenti di «offrire soluzioni sistemiche alla crisi multidimensionale», di «avviare un vero processo di trasformazione, una via di uscita dal paradigma socioeconomico dominante del capitalismo di mercato, ecologicamente e socialmente insostenibile».

Speriamo che il dibattito possa ricominciare a Venezia a settembre!

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