“Decrescita: la soluzione?” Studenti universitari ne parlano a Pisa al Polo Carmignani occupato. 

Da mercoledì notte 15 novembre fino a domenica 19 si è tenuta a Pisa la prima occupazione universitaria italiana di questo autunno promossa da End Fossil. Altre occupazioni si stanno aggiungendo in queste ore, fra cui quella della facoltà di fisica alla Sapienza di Roma che è partita lunedì 20 novembre, quella di Torino e di Ravenna. Tutte le info sulla campagna End Fossil Italia sono a questo link

Gli studenti in occupazione chiedono all’Università in primo luogo di cessare ogni relazione con le aziende del fossile che condizionano le attività didattiche e poi che venga istituito un corso trasversale a tutti i corsi di laurea, sulla crisi ecosociale in atto. 

A questo proposito, l’Associazione per la decrescita, assieme ad altre realtà, aveva promosso nel maggio scorso una lettera ai rettori e alle rettrici che è stata sottoscritta da una lunga serie di professori, ricercatori e studiosi delle varie discipline nella quale si chiedeva proprio l’istituzione, nelle università italiane, di un corso sulla crisi ecosociale che non sia un corso improntato sulla crescita verde o sullo sviluppo sostenibile ma che si fondi su istanze di decrescita e post crescita (tutte le info a questo link).

Fra le varie  attività, gli occupanti del Polo Carmignani di Pisa hanno messo in piedi un incontro dal titolo “Decrescita: la soluzione?” che si è tenuto sabato 18 dalle 18 alle 21, e a cui hanno partecipato, da esterni, anche alcuni di noi dell’Associazione per la decrescita insieme a un’ottantina di studenti. La domanda del titolo era, in realtà, una domanda retorica perché da tutti gli interventi emergeva la chiara consapevolezza del fatto che la crescita sostenibile è impossibile e che quindi effettivamente la decrescita è l’unica strada per non andare a sbattere nel muro. 

Simone D’Alessandro, Riccardo Mastini e Letizia Molinari hanno introdotto e guidato la riflessione.

Simone D’Alessandro, docente di economia dell’Università di Pisa, ha incoraggiato gli studenti universitari a diventare attori del cambiamento sociale e ha sottolineato come la transizione non si possa realisticamente attuare semplicemente sostituendo i combustibili fossili con le rinnovabili ma mantenendo lo stesso livello di consumi, anche perché abbiamo una scarsità di risorse per le rinnovabili. 

Anche per Riccardo Mastini, del Politecnico  di Milano, uscire dal fossile non deve voler dire soltanto decarbonizzare ma passare a un minor utilizzo di energia. Del resto la crescita, oltre a rendere impossibile la decarbonizzazione, non elimina la povertà, come a volte banalmente si sostiene, ma anzi fa diventare i ricchi ancora più ricchi, come emerge chiaramente dal fatto che l’80% della crescita degli ultimi 30 anni è andata nelle tasche del 20% della popolazione. Insomma, per Riccardo Mastini decrescita e giustizia sociale devono saldarsi e per questo bisogna puntare su una crescita dei consumi collettivi e su  una riduzione dei consumi privati attraverso l’elaborazione di una proposta di ecologia popolare in forma di austerità privata e di lusso pubblico.

L’ultimo intervento è stato quello di Letizia Molinari, classe 1998, laureata in psicologia e studentessa alla Sciences Po di Parigi, appartenente all’associazione Alter Kapitae, un’associazione per la decrescita prospera. Dalla sua prospettiva europea, Letizia ha suggerito che la decrescita dovrebbe andare a costituire il framework per tante battaglie in quanto può fornire loro una prefigurazione del cambiamento e una linea di orizzonte verso cui convergere. È importante, a suo avviso, rimettere al centro l’idea del limite, idea fondamentale che ci proviene dai pensatori della proto-decrescita.

La richiesta del corso sulla crisi ecosociale è una rivendicazione avanzata in tutte le occupazioni delle varie città, come è stato deciso nell’assemblea nazionale della campagna End Fossil del settembre scorso. A questa campagna aderiscono una serie di movimenti tra cui Fridays for Future, Extinction Rebellion e molti collettivi studenteschi, movimenti all’interno dei quali le tesi della decrescita sono generalmente condivise.

Auspichiamo una saldatura fra il movimento italiano della decrescita e le lotte studentesche in corso per una sempre maggiore maturazione di una coscienza culturale e politica di decrescita nella società italiana, in vista della trasformazione socio-ecologica necessaria.