E’ questo il titolo del Quaderno di Ecofilosofia n. 66 settembre/ottobre 2022, di cui riportiamo la presentazione ragionata dei contenuti principali e l’indice. Chi desidera iscriversi alla Associazione Ecofilosofica (o solo ricevere i Quaderni), è invitato a compilare il modulo di riferimento e ad inviarlo a info@filosofiatv.org.

ASCESA E DECLINO DELL’ECONOMIA DELLA CRESCITA: VI SONO ALTERNATIVE POSSIBILI?

In questo numero, il presidente Mario Cenedese ci invita ad una rilettura ragionata del grande storico Jacques Le Goff: in uno dei suoi libri più noti, dedicato paradossalmente al denaro e all’economia nel medio evo, Le Goff spiega che, in controtendenza rispetto a convinzioni diffuse, non esistevano denaro e banchieri nell’età medievale, e nemmeno un’economia nel senso più rigoroso del termine. Per incontrare qualcosa del genere in forma compiuta, occorrerà attendere il secolo di Adam Smith (1723 – 1790): tesi che viene da lui sostenuta anche in una stimolante intervista di cui riproponiamo le parti più significative.

Si aggiunge così un’ulteriore e prestigiosa conferma indiretta alle tesi di Serge Latouche e di altri (vedi Wertkritik) secondo cui le categorie economiche (e dunque l’economia stessa) si affermano solo in età moderna, con il capitalismo, per cui occorre evitare la loro “naturalizzazione” e la loro applicazione retrospettiva. Coerentemente il padre della Decrescita ha lanciato perciò la parola d’ordine <Uscire dall’economia> (cioè dal capitalismo), ritenuta indispensabile per una strategia di Decrescita.

Nella recente intervista <Tossicodipendenti del sistema della crescita>, da noi tradotta e pubblicata in versione italiana in questo Quaderno, Latouche si sofferma sulla necessità della Decrescita e di un passaggio all’azione, che dovrebbe concretizzarsi, tra l’altro, nella capacità di riattivare il senso del limite non per via autoritaria ma in virtù di una condivisione collettiva.

Nel suo intervento, Guido Dalla Casa riprende il tema centrale dell’abbandono dell’economia, evidenziando che la logica economica sviluppista è incompatibile con la vita degli ecosistemi e della Terra in generale. Quanto sopra sintetizzato pone temi epocali di fondo che riguardano sia la transizione sia la configurazione di una società post-crescita, non più fondata sul paradigma sviluppista-economicista dominante.

Una domanda su tutte: vi sono alternative allo scambio economico? A questo riguardo, è stato invocato il dono”, inteso in un senso non banale, come possibile matrice di soluzioni. Su questo punto si sofferma Cristina Tagliabo’, il cui contributo esamina diversi approcci al “dono”, riferiti ad autori come S. Latouche, M. Mauss, G. Bataille, J. Baudrillard…: il dono come forma di scambio non economico bensì simbolico; come dare-ricevere-contraccambiare, e quindi come reciprocità equilibrata; come dispendio, spreco, eccesso dionisiaco che eccede il calcolo razionale.

Gloria Germani commenta l‘ultimo libro di J. Hickel, mettendone in evidenza alcune incertezze filosofiche di fondo, ma anche lo stravolgimento di senso cui è stato sottoposto il titolo: nel testo originale si diceva giustamente “come la decrescita può salvare il pianeta”, che nella versione italiana diventa “come una nuova economia può salvare il pianeta”, quasi a voler confermare una volta di più che l’Economia è l’Idolo assoluto del nostro tempo, un destino che si presenta come un mega-ingranaggio onniavvolgente che è obbligatorio preservare ad ogni costo, poiché comunque non vi sarebbero alternative o vie di fuga.

Infine, Paolo Scroccaro propone una riflessione controcorrente sulle colpe di Bill Gates e degli “avidi affaristi”, non per alleggerire le loro responsabilità, che restano pesanti come macigni, ma per denunciare l’estremismo solo apparente (e alquanto ingenuo) delle posizioni moralistiche che attribuiscono ogni colpa all’avidità, riducendo i conflitti sociali ad una lotta tra i buoni e i malvagi; una lettura sbrigativa e un po’ complottista che omette di interrogarsi sui feticci economici dominanti e sui dispositivi impersonali che ormai governano il nostro tempo in modo pressoché automatico, sovrapponendosi alle volizioni soggettive. Superare tali automatismi (tra cui la spinta spasmodica alla valorizzazione) significa, in definitiva, oltrepassare l’economia (nel senso di Serge Latouche) per abbozzare una nuova sintesi sociale e uno spazio post-economico incentrati su principi molto diversi rispetto a quelli che hanno configurato le società degli ultimi secoli, da Adam Smith in poi.

 

QUADERNO n. 66 (settembre-ottobre 2022)

In collaborazione con “Decrescita è Condivisione”
Presentazione del Quaderno n. 66 (p. 1)

Tutta colpa di Bill Gates e di avidi affaristi? Di Paolo Scroccaro (p. 3)

Né denaro né banchieri nel Medio Evo? (p. 12)

J. Le Goff, Il denaro nel Medioevo, di Mario Cenedese (p. 16)

Pensieri controcorrente sulla moneta e sull’economia (p. 23)

L’ambiguità del dono, di Cristina Tagliabò (p. 24)

Soltanto Decrescita? Verso la fine dell’economia, di G. Dalla Casa (p. 30)

Tossicodipendenti del sistema della crescita Intervista a Serge
Latouche (p. 35)
Jason Hickel, Siamo ancora in tempo recensione di G. Germani (p. 37)

Terra Nostra: l’arte a difesa dell’ambiente. Mostra, conferenze, eventi a
Trevignano (TV) fino al 23 ottobre (p. 40)