Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Fabio Giacomazzi il resoconto delle attività di un workshop su decrescita ed estrattivismo sulle Alpi Apuane che si è tenuto il 17 dicembre scorso a Carrara nell’ambito dell’evento di due giorni “Le montagne non ricrescono” (qui il sito dedicato, qui invece la registrazione audio degli interventi).

Sempre più spesso si discute di decrescita nei vari contesti di lotta per il cambiamento eco-sociale nei quali il tema della decrescita può fornire nuove prospettive culturali e politiche capaci portare nelle lotte un salto di qualità e di consapevolezza della reale entità del cambiamento necessario e delle modalità della trasformazione.

L’autore del pezzo è Fabio Giacomazzi di Spezia che ha partecipato al workshop di Carrara del 17 dicembre e che fa parte del movimento dei Teachers of future: con lui e altri dei Teachers, l’Associazione per la decrescita ha collaborato per la stesura e la diffusione di questa Lettera sulla scuola nella quale chiediamo la trasformazione in chiave ecologica del sistema scolastico italiano.

Ringraziamo Fabio per averci offerto gentilmente questo suo resoconto.

 

Carrara 16 e 17 dicembre “LE MONTAGNE NON RICRESCONO. FERMIAMO L’ESTRATTIVISMO. IN APUANE E OVUNQUE”: un report soggettivo di chi ha partecipato al tavolo sulla Decrescita.

a cura di Fabio Giacomazzi fabiogiacomazzi.sp@gmail.com 

Una due giorni a tema Estrattivismo, partendo dal caso “cave di marmo in Alpi Apuane”. E’ stato a Carrara il 16 e 17 dicembre, con il coordinamento dell’associazione Athamanta (qui il sito dedicato).

Il secondo giorno si è basato su una serie di tavoli tematici, declinati partendo dall’argomento principale della manifestazione. Tra i tavoli di lavoro c’era anche un workshop guidato da Michel Cardito del Movimento per la Decrescita Felice dal titolo: “Può la decrescita offrire un’alternativa decoloniale all’estrattivismo?” al quale ho partecipato e che racconto da un punto di vista soggettivo, ovvero di chi, pur condividendo di massima i principi della decrescita, non li ha mai approfonditi.

Rivelo quindi le impressioni ricevute, limitandomi a quelle che mi hanno colpito maggiormente o con le quali ho trovato risonanza con il mio pensiero e la mia esperienza.

IL METODO

Si è scelto un metodo partecipativo, quindi che partisse dal punto di vista dei partecipanti, facilitato dal conduttore attraverso l’utilizzo di tecniche capaci di coinvolgere i presenti. Questa modalità ha garantito una partecipazione attiva, che ha raccolto contributi qualificati, arricchendo l’analisi del contesto. Tale metodo garantisce in “democrazia” in quanto destruttura le modalità delle riunioni “tradizionali” basate sulla conservazione del potere da parte di chi ha più esperienza “politica” e capacità dialettiche verbali.

DECRESCITA: UN CONCETTO IN CONTINUA EVOLUZIONE

Michel ha presentato l’argomento secondo un’ottica “aperta” e di contaminazione: più che puntare a delle definizioni chiuse, generate all’interno di un contesto teorico ben definito, è emerso un concetto di Decrescita che si arricchisce e modifica grazie al contributo di diversi movimenti culturali. Sono stati citati come esempio il Femminismo e chi fa riferimento al concetto di Global South. Questo aiuta a mantenersi distanti dal rischio di autoreferenzialità e soprattutto da quello del “colonialismo culturale”: ovvero dal predominio di quanto elaborato da una “elite” di “maschi bianchi occidentali”.

DECOSTRUIRE 

I concetti di sviluppo e crescita sono di fatto impliciti nella cultura occidentale (e capitalista) della quale siamo intrisi, anche inconsapevolmente; per cui una parte significativa delle pratiche utili a liberarsi da una serie di preconcetti è quella della decostruzione: 

  • decostruire e risignificare i bisogni, ed il concetto di benessere
  • ridistribuire e decolonializzare le risorse
  • ridurre il “consumo metabolico” del sistema
  • ridefinire il concetto di democrazia in chiave partecipativa e di giustizia sociale
  • rifuggendo il paradigma del “globale”, pensando invece ad una molteplicità di risposte.

LE STRATEGIE / LA STRATEGIA

Tra le motivazioni che mi hanno portato a partecipare al tavolo c’era quella di vedere se era possibile proporre la Decrescita ad un ampio pubblico, ovvero fornirne una visione “popolare” e spendibile; che evitasse quindi il classico meccanismo della ricerca della formula “migliore” (e unica) del nostro pensiero, con il risultato di chiudersi dentro ad una torre d’avorio, incapaci di generare cambiamento,

Ho trovato una risposta, almeno parziale, nelle tre logiche di trasformazione proposte da Olin Wright, che ho interpretato in questo modo:

  • ruptural: quella della rottura, della lotta, del conflitto con il Sistema, della contestazione 
  • interstitial: l’occupazione di spazi possibili, qui ed ora, attuando “pratiche di Decrescita”
  • symbiotic: interagendo con le istituzioni, utilizzando i meccanismi previsti dalla nostra attuale forma di democrazia.

Tra le attività proposte c’è stata infatti quella in cui ci veniva chiesto in quale punto ci saremmo posizionati all’interno di un ipotetico triangolo equilatero ai cui vertici stavano le tre logiche di trasformazione, ora ed in un prossimo futuro. La possibilità di collocazione spaziale libera (anche intermedia) e di modifica nel tempo della nostra posizione, ha fornito una chiave interpretativa delle tre strategie per cui non siano da considerarsi completamente alternative tra di loro, ma eventualmente integrate e comunque con un ricorso alle stesse diverso nel tempo.

Nel pomeriggio il tavolo si è suddiviso in due sottogruppi di cui il primo si è occupato più direttamente del tema estrattivismo. Io ho partecipato al secondo, condotto da Ultima Generazione (il cui tavolo specifico era stato annullato per cui i partecipanti si sono uniti con quello della Decrescita) riguardo al quale rimando ad un altro eventuale articolo.

Come considerazione finale evidenzio due aspetti che ritengo significativi dell’evento di Carrara: 

  • la presenza di molti giovani, provenienti da varie parti di Italia, per cui l’età media era piuttosto bassa
  • la strategia adottata per la manifestazione, in cui ogni soggetto ha rinunciato ad alcuni dei propri principi identitari al fine di favorire l’integrazione con gli altri e allargare enormemente la platea degli aderenti, ingigantendo la forza che deriva da moltitudine e diversità.