
Intervista di Marco Aime a Serge Latouche (Pistoia, Dialoghi sull’uomo, maggio 2014)

(Torino, 4 novembre 1956) è un antropologo e scrittore italiano. Insegna antropologia culturale presso l’Università di Genova. Nel 1988 si laurea presso l’Università di Torino con una tesi di antropologia alpina sulle credenze di stregoneria (le “masche”) dei montanari della valle Grana. Nel 1992 vince un dottorato di ricerca in Antropologia Culturale ed Etnologia presso l’università di Torino, nell’ambito del quale intraprende una ricerca sul terreno tra i Tangba-Taneka del Benin settentrionale. Nel 1999 entra come ricercatore presso l’Università di Genova, dove insegna tuttora come professore associato. Ha condotto ricerche in Africa occidentale (Benin, Mali) e sulle Alpi e ha compiuto numerosi viaggi in paesi extraeuropei come: Algeria, Libia, Tunisia, Marocco, Mauritania, Senegal, Mali, Burkina Faso, Benin, Togo, Ghana, Etiopia, Tanzania, R. D. del Congo, Botswana, Namibia, Sudafrica, Yemen, India, Nepal, Nyanmar, Thailandia, Ecuador. È autore di numerose opere, tra cui: Diario dogon, Bollati Boringhieri, 2000; La casa di nessuno. Mercati in Africa occidentale, Bollati Boringhieri, 2002; Eccessi di culture, Einaudi, 2004; L’incontro mancato, Bollati Boringhieri, 2005; (con Emanuele Severino), Il diverso come icona del male, Bollati Boringhieri, 2009; Una bella differenza. Alla scoperta della diversità del mondo, Einaudi, 2009; La macchia della razza, éleuthera, 2009; (con Anna Cossetta), Il dono al tempo di Internet, Einaudi, 2010; (con Davide Papotti) L’altro e l’altrove. Antropologia, geografia, turismo, Einaudi, 2012; Cultura, Bollati Boringhieri, 2013; Etnografia del quotidiano, éleuthera, 2014; (con G. Pietropolli Charmet) La fatica di diventare grandi, Einaudi, 2014.